Perché amo profondamente le fonts

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Questo non sarà un articolo tecnico, ciò che scriverò di seguito ha più la connotazione di una confessione, un vis-à-vis con il mio passato nel mondo del graphic design e di come mi sono avvicinato ad esso. Il mio amore per le fonts (o per i fonts) nasce come in molte cose, totalmente per caso, un caso però che mi ha fatto scoprire un mondo magico, misterioso e ancora del tutto inesplorato anche per gli addetti ai lavori.

All’inizio della mia carriera avevo la necessità di progettare una copertina per un cd di pezzi inediti che avevo inciso, così da buon graphic designer in erba mi sono messo di tutto punto a progettare le griglie, la foto di copertina, il titolo dell’album e il nome (il mio!). Durante la fase di progettazione, giunto al punto di inserimento del titolo, mi sono trovato di fronte ad una scoperta per me inattesa: la selezione di font che avevo operato avevano tutte qualcosa in comune, non riuscivo bene a comprendere cosa, ma mi sembravano tutte molto simili. Andando più a fondo a quella scoperta ho notato una somiglianza incredibile con un font molto famoso: l’Helvetica.

L’Helvetica è un must have di tutti i designer, è la calda coperta invernale di tutti i grafici, un porto sicuro ove approdare in caso di difficoltà. Per chi non lo sapesse l’Helvetica è un carattere tipografico creato nel 1957 da Max Miedinger per evitare il fallimento della fonderia presso cui lavorava, ma divenuto famoso in tuto il mondo grazie all’italiano Massimo Vignelli, che lo usa per la progettazione della segnaletica della Metropolitana di New York. Un carattere senza grazie che in sé racchiude qualcosa di mistico, piace, incanta, tranquillizza, ma nessuno sa veramente il perché.

progetto-sui-font-massimo-vignelliLa mia scoperta mi fece capire l’importanza dei fonts nella grafica, tutti i fonts che avevo selezionato avevano un comune denominatore, i loro progettisti avevano in testa l’Helvetica. Così decisi di approfondire il tema delle fonts, volevo entrare nel profondo della tipografia, capire la sua importanza, il suo segreto.

Dopo molti anni di studio, di esperimenti, di prove giuste e sbagliate posso dirvi che ancora non sono riuscito ad entrare nella mente delle fonts, tuttavia sono per me un patrimonio inestimabile per la grafica e il design. Ora immaginate che il foglio siate voi, le immagini sono un bel vestito da sera, le fonts sono i particolari che rendono l’abito mozzafiato, sono gli accessori che portano il vostro outfit ad un livello superiore.

Non è semplice per nessun designer governare le fonts, lo si può fare solo con l’esperienza, la passione per questo lavoro e la voglia di imparare sempre. Con le fonts indirizziamo la comunicazione dove vogliamo noi, perché ogni font ha una sua lingua, un suo “carattere”, una sua verve. Anche senza frasi di senso compiuto, se stiamo bene attenti, le fonts ci parlano, ci dicono qualcosa, e nella fase di progettazione vanno scelti con cautela in modo da non farli “litigare”, ma appunto comunicare.

Una delle regole principali della tipografia grafica consiglia di accoppiare font con grazie e font senza grazie per titoli e corpo. Ancora occorre poi dare una gerarchia visiva e di lettura al nostro elaborato, ma sono tantissime le variazioni che possiamo operare, dal kerning (riduzione dello spazio in eccesso fra coppie specifiche di caratteri) alla lunghezza, dal peso alla larghezza. In linea generale per i corpi di testo sono più indicate fonts con grazie perché queste creano una sorta di legame visivo tra le parole facilitando la lettura. Mentre per i titoli sono indicate le font bastoni che sono molto più autorevoli, decise, ma ovviamente non sono regole da seguire alla lettera perché molto dipende da cosa vogliamo comunicare e da come vogliamo farlo.

diversi-tipi-di-fontsIl linguaggio, e subito dopo la scrittura, sono secondo me la conquista più grande dell’umanità, un patrimonio che fa parte del nostro essere uomini, del nostro bisogno di comunicare, e le font ci offrono un modo di comunicare, un vestito per la comunicazione.

Questo è il motivo per il quale amo profondamente le fonts, perché rappresentano qualcosa di noto, ma lo fanno in maniera a noi sconosciuta, conservando un alone di mistero e scoperta ogni qualvolta si ricorre ad esse.

Rispettate quindi ogni carattere, ogni lettera, ogni elaborato, e alla vostra prossima cena in un ristorante, alla vista del menù, chiedetevi cosa ha spinto il designer a scegliere quel font, cosa pensava, cosa voleva dirvi.

E voi, cosa amate di più?

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